Cari camminanti,
l’edizione 2017 del Cammino di San Giorgio Vescovo nel Gerrei, appena conclusa, ha presentato certamente minori difficoltà sul piano escursionistico rispetto alle precedenti e questo, però, ci ha consentito di prestare maggiore attenzione ai paesaggi, ai luoghi e agli incontri, che, come sempre, sono stati parte integrante del nostro camminare.
Facendo mente locale e mettendo in fila tutte le cose che abbiamo vissuto in soli sei giorni, scopriamo di aver fatto una full immersion in una parte di Sardegna ancora sconosciuta ai più, immersa nel silenzio e nella naturalità dei paesaggi, dolce e selvaggia allo stesso tempo, non distante dalla grande conurbazione cagliaritana, ma lontanissima da quella per il sentire. Un vero viaggio dell'anima in luoghi che possono essere letti oltre la superficie, solo se percorsi a piedi e senza fretta, come abbiamo fatto noi, lasciando che le innate capacità sensoriali ci aiutino a scoprirne lo spirito senza intermediazioni e senza pregiudizi.
E' stato, perciò, un Cammino a suo modo singolare e memorabile, perché ci ha immersi in un mondo antico o forse moderno, se è vero che solo una scelta di vita semplice e autentica può condurre al benessere.
Per questo, mi piace ricordare i momenti più significativi di questa esperienza e spero che anche voi vogliate contribuire ad integrare e arricchire il diario, per il nuovo tassello del Cammino di San Giorgio Vescovo che stiamo costruendo insieme.
25 aprile 1. La Messa Solenne a Suelli
La mattina del 25 aprile arriviamo a Suelli, dove si festeggiano i 900 anni ( 1117-2017 ) dalla prima fonte storica riguardante la figura di san Giorgio vescovo e subito andiamo ad assistere alla messa solenne concelebrata da Mons. Melis - parroco emerito di Suelli - e altri tre sacerdoti delle vicine parrocchie, secondo una liturgia antica, inframmezzata da una lunghisima e animata omelia, forse in omaggio al predicadori famosu san Giorgio vescovo, così definito nei goccius . Alla fine della messa, il nuovo parroco don Michelino trova comunque il tempo per timbrare le nostre credenziali e benedire i camminanti e il bordone che ci accompagnerà per tutto il viaggio.
25 aprile 2. La casa del pane a Siurgus Donigala
Nel primo pomeriggio arriviamo a Siurgus Donigala, dove ci accoglie il sindaco Danilo Artizzu che ci accompagna alla casa museo “Sa domu de su pani”, dove viene realizzata " Su pani de sa Cruxi" una splendida scultura composta da un grosso pane centrale chiamato Angui e da coccoisi decorati e smerlati che rappresentano figure simboliche di bambine, cavalli, uccellini e caprioli e da piccole croci note come arreuasa. La croce di pane viene confezionata in occasione della festa de is bagadius che si tiene nel mese di ottobre ed attualmente viene preparata anche per essere portata in processione alla festa di Sant’Efisio il 1° maggio.
26 aprile 1. Il Parco archeologico di Pranu Muttedu in agro di Goni.
Percorrendo l'antica strada che un tempo collegava Donigala con Goni, siamo arrivati al Parco archeologico di Pranu Mutteddu, situato al confine amministrativo fra Siurgus Donigala e Goni, che nella vecchia cartografia è indicato col toponimo s’azza de sa tumba. L'archeologa Alessandra Pilloni ci ha mirabilmente illustrato l'importanza del sito, esteso oltre 20 ettari e immerso in una formazione aperta di querce da sughero, che ombreggiano le numerose tombe del periodo neolitico e i menhir proto antropomorfi di pietra locale arenaria, che si susseguono allineati secondo l’asse geografico est-ovest.
26 aprile 2. Radiotelescopio di Planu Sanguni agro di San Basilio.
Dopo un allegro spuntino non vegetariano allestito nell'apposita area del Parco, nel primo pomeriggio, con un breve spostamento in bus, siamo passati dal contesto neolitico di Pranu Muttedu all’antropocene di Pranu Sanguni, dove si trova il radiotelescopio più grande d’Italia, alto circa 70 metri e con una parabola del diametro di 64 metri. Tommaso, uno dei ricercatori astrofisici addetti alla struttura, ci ha spiegato che questa moderna attrezzatura serve per studiare e capire una vasta gamma di fenomeni astrofisici al fine di generare efficienza e progresso nella vita civile (si spera solo civile).
27 aprile 1. Il caprile Lallai in agro di Slius
Il nostro cammino a piedi riprende da Pranu Muttedu nel punto in cui incrocia il Cammino di Santu Jacu ed entra in agro di Silius, dove le antiche mappe collocavano il Salto di S. Giorgio. La toponomastica attuale parla invece di boschi e di maiali ( Padenti scurosu, cea procili ) entità ormai residuali come le capre che pure sono nel loro habitat.
L’itinerario è stato studiato per passare dallo storico caprile della famiglia Lallai situato a Sedda Modditzi ( sella del lentisco ), dove è stato organizzato un pranzo a base di ricotta e verdure fresche, buon vino locale e, naturalmente, capretto arrosto. E' uno dei pochi allevamenti bradi rimasti in zona, perché, ci spiegano i Lallai, babbo e figlio caprari da molte generazioni, sono pochi ormai quelli che allevano le capre allo stato brado, perché il mestiere sarà anche affascinante, ma é impegnativo e poco redditizio, almeno finchè il prezzo del latte continuerà ad essere fatto non dai pastori ma dagli industriali del latte, che ne legano le quotazioni a quelle sempre altalenanti del pecorino romano. Dopo averli conosciuti, per noi, Antonio, Maria, Livio e Luciano Lallai rimangono monumenti viventi alla bellezza, intelligenza e... resistenza dei Sardi. Li salutiamo con un piccolo dono simbolico: alcuni campanacci perché come dice sig. Antonino una capra senza pittiolu sembra una bestia da macello.
27 aprile 2. Casa Lecis a Slius - Presentazione del Cammino di San Giorgio Vescovo.
Venti di pioggia ci accompagnano verso Silius dove nell’ambito del Festival dei libri, del Lavoro e della Libertà il giovane sindaco di Silius ha voluto inserire un incontro con i camminanti di san Giorgio vescovo per parlare di questo Cammino. E' stata una occasione davvero positiva e non formale non solo per diffondere lo spirito di questo Cammino, ma per parlare delle prospettive che le nuove forme del turismo culturale, lento e sostenibile possono generare nei piccoli paesi del Gerrei, colpiti da una decrescita non vissuta felicemente. L’incontro si è svolto nella bella cornice di Casa Lecis, antica dimora nobiliare ristrutturata e adibita a centro sociale. Poi tutti a cena alla locanda "Padre Padrone" di Miranda, impareggiabile locandiera come la Mirandolina di Goldoni.
28 aprile 1. Il Castello Orguglioso in agro di Silius.
Dopo una benefica pioggia notturna, sicuramente propiziata da san Giorgio vescovo, che sotto questo aspetto non ci ha mai traditi, avendo sempre fatto piovere copiosamente sui camminanti (non a caso veniva invocato e portato in processione nei ricorrenti periodi di siccità della nostra terra), ci avviamo lungo la strada comunale Silius -Ballao, per arrivare dopo circa un’ora di cammino ai ruderi del Castello Orguglioso, che i siliesi chiamano “ di Sassai “. L'archeologo Antonio Forci ci accompagna nella visita e ci spiega che si tratta di una struttura altomedievale di epoca giudicale, situata in posizione dominante rispetto alla valle del rio Cannas che confluisce sul rio Flumendosa all’altezza di Ballao, con funzioni prettamente difensive e il cui utilizzo è durato poco più di 100 anni .
28 aprile 2 . Armungia
Siamo arrivati ad Armungia nel primo pomeriggio, in tempo per fare una ricognizione generale del paese di Emilio Lussu, padre della patria sarda, della cui memoria la nostra Linetta è custode incrollabile e interprete illuminata. Più tardi, al Centro di Aggregazione Culturale del paese, abbiamo potuto riprendere e approfondire il tema della capra sarda e del suo valore economico e culturale, partendo dai filmati curati dall’antropologo Felice Tiragallo dell'Università di Cagliari.
Serata molto partecipata e interessante, ma il clou della giornata è stato la curatissima cena preparata da Luigi Erriu nella bella sala della ex caserma dei Carabinieri, attentamente ristrutturata per diventare una accogliente locanda. Per chi non lo ricordasse, Luigi Erriu è un antesignano di quella filosofia di vita che oggi si identifica nella green economy e nel principio del km zero, è stato ed è ideatore e attuatore di numerose iniziative di nuova economia non solo nella sua San Nicolò Gerrei, dove con questo spirito gestisce l’agriturismo Su niu e s’achili, ma a Monte Arcosu, Castiadas e dovunque sia possibile porre a base dell'attività produttiva i valori della biodiversità e della filiera alimentare corta.
29 aprile 1. Armungia, Museo e Casa Lussu
Un bel sole ci accompagna nella visita mattutina ad Armungia, piccolo grande paese che si presenta sempre di più come un museo vivente, grazie all’impegno e alla lungimiranza degli amministratori che si sono succeduti in questi ultimi decenni (tra cui spicca la predetta nostra Linetta Serri, onore al merito). Il Museo di tradizioni popolari è ricco e ben illustrato dalla guida .... Nella visita ci accompagna Tommaso Lussu, nipote del grande Emilio, che insieme alla compagna cura un interessante laboratorio di tessitura e anima il paese con numerose iniziative culturali che richiamano l'interesse e la presenza di numerosi visitatori. Tommaso Lussu è romano, ma ha deciso di vivere nella casa natia del nonno Emilio, che si affaccia su un ameno cortile fiorito e, in un edificio che dà sul medesimo cortile, ha realizzato un B&B de charme.
29 aprile 2. il sentiero dei minatori da Armungia a Villasalto
La via più breve per andare a Villasalto è certamente il sentiero che i minatori di Armungia avevano aperto per raggiungere la miniera di Su Suergiu. Seguiamo quindi i segnali di questo itinerario pedonale, oggi recuperato e segnalato dopo l'istituzione del Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna, nel cui ambito ricade l'area. Sono circa 10 km. di saliscendi in mezzo alla macchia e agli alberi di sughera fino alla miniera di antimonio di Su Suergiu, coltivata dalla seconda metà del 1800 e rimasta attiva in maniera discontinua fino agli anni 70 del secolo scorso.
Presso la direzione della miniera, oggi trasformata in museo, veniamo accolti dal sindaco di Villasalto, dai rappresentanti della Proloco e da diversi cittadini, fra i quali l'amica Marta Battaglia, responsabile di Legambiente Sardegna .
30 aprile: da Villasalto a San Vito attraverso il deserto verde.
A sud di Villasalto fino a San Vito una fitta copertura sempreverde riveste valli e versanti e sono rare le tracce di presenza umana. Fino a pochi anni fa, qui regnavano sovrane le capre, che erano il vanto di Villasalto e il fuoco era lo strumento tipico dei pastori per procacciare nuovi pascoli. Oggi tutto questo appare un passato lontano e noi percorriamo il tratturo che scende nella valle del rio S’Acqua Callenti per piegare verso il Flumendosa senza incontrare pastori nè animali, ma solo qualche cartello di divieto di caccia. Il tratturo scende gradualmente a valle e consente di traguardare verso Minderrì e Monte Lora in agro di San Vito.
Sapendo di dover guadare il Flumendosa, ci siamo attrezzati di funi per attraversarlo in sicurezza, ma la siccità ha ridotto la portata a quella di un ruscello. E pensare che una volta qui c’erano i barcaioli che facevano servizio di traghettamento per chi doveva passare da una sponda all’altra.
Oggi con un semplice pediluvio abbiamo guadagnato la riva occidentale, del Flumendosa per raggiungere la chiesetta campestre dedicata a San Giorgio Vescovo, che si trova a 7 km. dal paese di San Vito e rappresenta il traguardo finale del nostro viaggio a piedi nel Gerrei
La chiesetta è piccola e, purtroppo, completamente spoglia: la statua del vescovo Giorgio è stata spostata nella chiesa parrocchiale del paese per paura dei ladri e neanche una icona ricorda il nostro santo vescovo, ma per fortuna bastiamo noi pellegrini per riempirla. S.E. Mons. Antioco Piseddu ancora una volta, nonostante l'età e la salute non più florida, ha raccolto volentieri il nostro invito a celebrare la messa di ringraziamento nel nome di san Giorgio, di cui è il più insigne studioso e che ha istituito comprotettore della sua Diocesi di Ogliastra. Noi accogliamo il Vescovo sul sagrato al canto dei tradizionali Goccius de Giorgi Opiscu, che poi ricanteremo a voce spiegata alla fine della celebrazione.
- Cagliari 5 maggio: Ultime considerazioni
Pur avendo lavorato per diversi anni nel Gerrei non avevo introiettato questi paesaggi e queste comunità come è successo in occasione di questo Cammino; è proprio vero che la scoperta dipende dagli occhi con cui guardiamo le cose che osserviamo durante i nostri viaggi comprese quelle già viste.
Mi sono chiesto come questi luoghi, apparentemente immutabili, siano cambiati in mille anni e cioè da quando il primo vescovo di Suelli attraversava questi territori legando la sua figura a prodigi che hanno a che fare con le sorgenti, con gli alberi e con le rocce.
A conclusione di questa esperienza vi posso confessare che per me non è stata proprio una passeggiata a causa dell’ernia inguinale che mi accompagnava e che infatti ho dovuto operare al mio rientro a Cagliari. Credo che il mio sacrificio sia stato ampiamente ripagato dall’esito positivo del viaggio e dal vostro apprezzamento e spero quindi di poter affrontare le prossime edizioni del Cammino in vostra compagnia con un anno in più e un’ernia in meno.
Cagliari 6 maggio 2017 Franco Saba
P.S.
I miei appunti di viaggio sono stati integrati e revisionati da mia moglie Francesca.