Appunti di viaggio - F.Saba

 

 

Pellegrinando in terra sarda a chiusura dell’Anno dei Cammini

Cagliari  Capodanno 2016-2017

Appunti di viaggio  di F. Saba – Delegato Iubilantes nell’Isola dei nuraghi

 

            Anche quest’anno l’inverno è slittato a dopo le feste natalizie e così  abbiamo potuto concludere l’Anno dei Cammini in terra sarda, accompagnati dal sole e da temperature relativamente miti. La nostra iniziativa era incentrata sui personaggi e sui luoghi emblematici dei Cammini storico-religiosi della Sardegna e,  camminando sulle loro tracce, è stato praticamente  inevitabile fare un viaggio nella storia e nella contemporaneità dell’ Isola dei Nuraghi, che in passato veniva anche chiamata Sandalia o Ichnussa per la sua forma simile all’impronta del piede.

       Chi viene in Sardegna, oggi,  ha piacere di conoscere i “Giganti di Mont’e Prama”, la cui storia non è poi così misteriosa se si ha la fortuna di ascoltare chi – e mi riferisco all’archeologa Antonietta Boninu – per anni ha lavorato alla ricomposizione degli oltre 5000 frammenti recuperati dagli scavi archeologici in territorio di Cabras. Ma non si può pretendere di  capire le statue di Mont’e Prama senza affacciarsi sulla civiltà nuragica con i suoi monumenti megalitici, le sue architetture costruttive, la sua tecnologia metallurgica.

        La visita al Museo Archeologico di Cagliari ci ha aiutati in questo breve escursus, ma sono le suggestioni di Cuccuru Nuraxi a Settimo San Pietro e del Nuraghe Arrubiu di Orroli che ci hanno lasciato l'impronta più rilevante nella memoria.

        Chi viene a Cagliari può scoprire in ogni stagione una città a misura di camminante, perchè si può percorrere e conoscere  anche esclusivamente a piedi, ad esempio lungo le “vie del sale”, cioè gli itinerari che  collegavano il porto di Cagliari e gli stagni circostanti  dove acqua, sole e vento,  con la regia dell’uomo, fabbricano i cristalli di sale.

Sempre a piedi, possiamo camminare sui verdi colli che attraversano a saliscendi la città e sono un pò la spina dorsale di Cagliari. Uno di questi colli si chiama Tuvixeddu ed è quasi interamente occupato da una necropoli fenicio-punica, risalente all'epoca della presenza di quella civiltà  in Sardegna, sec. VI÷III A.C. Un altro colle ospita la basilica di Bonaria  con il suo museo iconografico e  gli ex voto di marinai e naviganti, salvati da pericoli mortali in mare dall'intervento miracoloso della Madonna di Bonaria,  il cimitero monumentale, dove le sculture del Sartorio ci raccontano storie della storia della borghesia cagliaritana. Non molto distante da Bonaria abbiamo ammirato la basilica di S. Saturnino, la più antica chiesa di Cagliari, per visitare la quale è occorso un intervento anche qui ... miracoloso  e un po’ di fortuna. Un altro colle è il famoso ( a Cagliari) Castello, oggi solo quartiere storico,  ma fino al 1800 cittadella fortificata a tutela del potere e di chi  lo esercitava sulla città e sull'isola, con vista di sicurezza sul mare e sul vasto entroterra.   Il Duomo, il Palazzo Viceregio e gli altri palazzi pubblici sono guardati a vista dalla poderosa torre di San Pancrazio e, dall'altro lato, l'Arsenale  bastionato dai Savoia  ha lasciato il posto al complesso museale comprendente il Museo Archeologico Nazionale, il Museo dei Nuraghi, il Museo delle Cere, la Pinacoteca. Ci riserviamo ad un'altra occasione la visita ai colli  di Monte Urpinu, di San Michele, della Sella del Diavolo.

        Chi viene a Cagliari trova anche una ricca cucina di terra e di mare, i cui effluvi speziati si diffondono per i vicoli dei quartieri storici. Noi abbiamo assaporato la cucina creativa di Giampaolo Pucci, alias dr. Ampex, cuoco di strabordante cordialità, ma per mangiare buon pesce, come si conviene in una città di mare, è essenziale un passaggio  da Lillicu nel quartiere Marina. Noi ne abbiamo fatti più di uno.

        Il Cammino di San Giorgio Vescovo ci riporta nell’itinerario che da Cagliari dirige nelle zone interne, geograficamente denominate Parteolla e Trexenta dove i nostri antenati coltivavano il grano, la vite e l’ulivo,  principali costituenti della nostra cultura agricola regionale. A Settimo San Pietro, ma anche a Siurgus Donigala e ad Orroli, il profumo del pane fatto artigianalmente con il grano duro locale e cotto nei forni a legna, racconta la cultura materiale che si conserva, adattandosi alle nuove esigenze di vita salubre e arricchendosi di nuovi impulsi e nuove conoscenze, come ci ha spiegato il ricercatore Costantino Palmas, quando ci ha  parlato  dei vantaggi della coltivazione del frumento locale e  della macinazione  del grano a freddo.

        A Settimo S. Pietro la filiera corta si chiama  “ dai sai terra a sa mesa“ , cioè dalla terra alla tavola e passa dall’ Antico Mulino Mascia,  per arrivare al Borgo del Pane dove insieme al  pane civraxiutroviamo i dolci tipici,  gueffus, pardulas, piricchittus. A questi dolci si accompagna un buon bicchiere di Malvasia, che insieme agli atri antichi vitigni  Nuragus e  Monica aprono una delle pià importanti  strade del vino, quella che  che porta a Dolianova e a Serdiana, dove si producono vini pregiati, tra cui  il famoso Turriga, che  ci è stato presentato nella degustazione alle cantine Argiolas.

        I lavori dei campi e, nel caso specifico la coltivazione della vite e dell’ulivo, sono lo strumento terapeutico  per il recupero e la riabilitazione civile dei ragazzi affidati alla Comunità La Collina  a Serdiana, che in questo modo e in questo luogo sperimentano le misure alternative al carcere., per ritrovare se stessi.  Quello con don Ettore Cannavera, fondatore della Comunità la Collina,  è stato un incontro fugace, ma sufficiente a farci meditare sulle devianze giovanili e sulla efficacia del  sistema alternativo al carcere  nel recupero di  giovani che hanno sperimentato il delitto grave.

        Questo territorio di  oliveti che si intercalano ai vigneti non a caso si chiama Parteolla, ossia “Partes olea”  come la chiamarono i Romani a significare che quelle colline erano il terreno ideale non solo per pascoli e vigneti ma anche, e soprattutto per la coltivazione dell’ olivo.

        Le colline del  Parteolla sfumano  gradualmente nelle colline della Trexenta, dove il Cammino di San Giorgio Vescovo incrocia i “ sentieri del grano ”,  perché qui a prevalere è  la coltura cerealicola,  che nonostante un fatale ridimensionamento, conserva una posizione preminente sotto il profilo economico e culturale. Oggi si punta sulla qualità del grano e del pane, come detto, e ad  Orroli, paese di centenari, con il grano duro  Cappelli e il lievito madre si fa il pane "dei centenari" denominato  “ Kentos “.

        Pane, vino e olio  sono  una sorta di “ trinità mediterranea”, ingredienti base della nostra dieta e quindi della nostra salute,  alimenti che non devono mancare nel menù del pellegrino, il quuale, però,  non è necessariamente vegetariano come abbiamo da tempo  sperimentato con gli amici iubilantes, che così si distinguono dai poenitentes.

        Le tracce di Sant’Efisio, beniamino privilegiato di tutti i Sardi, ci portano invece sul versante opposto, verso la costa più meridionale e più vicina all’Africa.   Dopo aver costeggiato la laguna di Santa Gilla, a ovest di Cagliari, si arriva in quella parte del Golfo degli Angeli, oggi egemonizzato dal polo petrolchimico della famiglia Moratti. Qui l’odore della anidride solforosa pervade l’atmosfera mortificando i profumi della natura, che è in fiore anche a capodanno.

        Si prosegue verso Pula, ammirando questo lembo di terra compreso fra il mare e la montagna che gode di condizioni climatiche decisamente miti e  infatti ospita  una frutticoltura di pregio. Ed anche io, nel mio piccolo, in un terreno in agro di Villa San Pietro, riparato dai venti e dal freddo, mi diverto a sperimentare la coltivazione del bosco-giardino secondo natura, ricorrendo alla irrigazione solo quando occorre.

        A Nora, davanti alla chiesetta di Sant'Efisio, incontriamo il sig. Cancedda  presidente della benemerita  Confraternita di Sant’Efisio di Pula, cui è demandata la custodia della chiesetta, compito che viene svolto con amore e competenza e in maniera totalmente gratuita. Lamenta il signor Cancedda che la chiesetta, luogo del martirio si Efisio,  meriterebbe maggiori attenzioni da parte delle autorità pubbliche e ci informa che la Confraternita sta facendo una giusta  battaglia per liberare la chiesa dall'orrendo fabbricato a suo tempo  realizzato in aderenza,  che ne deturpa  l’aspetto ed  anche noi  decidiamo di fare nostra questa battaglia e ci impegneremo  a fianco della Confraternita.

        Per intercettare il Cammino Minerario di Santa Barbara, dobbiamo arrivare ad Iglesias, dove, in Piazza Sella,  è stato appena murato il cippo n.1 di un itinerario che per tappe si sviluppa ad anello nei territori dell’Iglesiente – Guspinese – Sulcis  corrispondenti all’area n. 8 del Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna. Lungo questo itinerario, tempi storici e tempi geologici hanno contribuito a costruire un mosaico di paesaggi che giustificano il rango di Parco Nazionale e i riconoscimenti dell’UNESCO.

        Pozzo Sella è uno dei luoghi emblematici di questo Parco ed è anche il nome della Associazione di volontari impegnati nelle azioni di recupero e valorizzazione della eredità proveniente dalla cultura mineraria.  E tuttavia, camminando sulle orme di Santa Barbara, patrona dei minatori, si incontrano  anche testimonianze della civiltà contadina, che si rinviene in maniera opulenta nel parco degli olivi millenari di “S’Ortu Mannu” a Villamassargia,  dove numerosi  monumenti naturali viventi si conservano di generazione in generazione, coltivati con cura e amore dalla  popolazione locale.

        Il più sontuoso di questi ulivi millenari è detto Sa Reina  di  S’Ortu Mannu ” e pare ben interpretare l’asserzione latina, secondo cui l’olivo  prima omnium arborum est,  grazie al suo tronco  artisticamente modellato dal lento scorrere del tempo e grazie alla  sua maestosa chioma d’argento aperta verso il cielo ma che sembra proteggere la terra.  Questa pianta è memoria storica millenaria, per la sua straordinaria capacità di rigenerazione, per quel senso mistico che promana dalla sua sagoma maestosa, per la suggestione di figure simboliche, leggende, proverbi, poesie, ma anche cibi e farmaci e di un caleidoscopio di usanze che su da essa hanno trovato ispirazione.

        La settimana sarda non poteva però prescindere dagli inconvenienti, che questa volta hanno assunto la forma degli attacchi influenzali che hanno colpito a turno un pò tutti. Ciononostante,  grazie ai partecipanti che, come sempre,    davanti alle difficoltà trovano le migliori risorse, possiamo dire che si è trattato di una bella settimana di amicizia e conoscenza.

        Ma ringraziamo di cuore anche i tanti amici che hanno collaborato alla riuscita dell'iniziativa,  fra i quali voglio ricordare Anna Lisa Colombu, Carla Varese, Vincenzo Tiana, Toni Corona, Giovanni Floris  e Alfonso Stiglitz di Legambiente, gli amici della Associazione Pozzo Sella di Iglesias e il suo presidente G. P. Pinna, i solerti e ospitali amministratori dei Comuni di Cagliari, Settimo San Pietro, Donori, Mandas e Villamassargia, i parroci di Sarroch, Donori e Mandas, la Confraternita di Sant’Efisio di Pula.

        Un ringraziamento particolare ad  Antonietta Boninu, Marinuccia Sanna, Linetta Serri, Marcello Pilia e  Stefania Contini per i loro preziosi contributi. 

        Agli amici Iubilantes, e in particolare alla Presidente Ambra Garancini, la mia particolare gratitudine per l'amicizia e la qualità della collaborazione.

 

Cagliari gennaio 2017                                                       Franco Saba